Campagne di comunicazione social - esempi
Social media management
Espandere la presenza online
Strategia di comunicazione con obiettivi prefissati, kpi, creatività.
Comprendere gli obiettivi di business e sviluppare una strategia su misura per raggiungerli attraverso i social media. Include l’identificazione del target di riferimento, la definizione di messaggi chiave e la pianificazione dei contenuti.
Gli obiettivi
Campagne ADV
Creatività
Target
Obiettivi
Lo sviluppo del modello
Confronto continuo
L’analisi della realtà aziendale e del contesto, il confronto con la committenza e la formulazione di chiavi di lettura condivise servono a definire le linee guida del progetto di comunicazione
Contenuti dinamici
La definizione precisa ed esplicita di linee guida permette di seguire un percorso che prevede deviazioni e sperimentazioni, nel quale nessun risultato deve essere considerato definitivo ma sempre passibile di miglioramento.
La ricerca di una voce originale
Il progetto di comunicazione tende a individuare le caratteristiche peculiari di ogni contesto, evitando formule precostituite, template e modelli. Ogni progetto esprime nella forma e nei contenuti un suo specifico messaggio, unico e riconoscibile.
Strategia e contenuti
Gli strumenti e i contenuti vengono prodotti e utilizzati nell’ambito di un approccio strategico che sfrutta i canali a disposizione selezionandoli in base alla loro efficacia in termini di rapporto tra costi e penetrazione sul mercato.
Una situazione di emergenza si rivela uno spunto di comunicazione
Quando l’agenzia Generali di Milano Liberazione cambia sede deve trasferirsi in una sede temporanea e da qui l’idea: la strada diventa un ufficio e le scrivanie finiscono sul marciapiede: L’idea del futuro riparte da qui, dal legame con la città e con la vita che scorre per le sue strade.
La gestione dei talenti nelle vendite: una ricerca di SDA Bocconi
La gestione dei talenti nelle vendite: una ricerca di SDA Bocconi
Autore: Francesca Pavesi
La ricerca Sales Talent Barometer ci offre alcuni importanti spunti di riflessione.
Saper attrarre, reclutare e mantenere personale commerciale di qualità: obiettivi che sembrano sempre più difficili da raggiungere.
La ricerca Sales Talent Barometer condotta dal Commercial Excellence Lab di SDA Bocconi ha cercato di capire il perché, partendo da un’indagine sulle percezioni che i giovani hanno del mestiere di venditore e analizzando quali variabili influenzano la loro intenzione di intraprendere una carriera in ambito sales, al fine di trasformare queste intenzioni in strategie valide per l’attraction.
Il problema dell’attraction dei talenti è un tema rilevante ma non certo nuovo per le aziende.
E questo vale soprattutto quando si parla di professionalità commerciali. Diverse ricerche già negli anni passati avevano evidenziato il problema, a cui, dopo la pandemia, si è aggiunto quello delle dimissioni volontarie sempre più frequenti di giovani tra i 26 e i 35 anni. In sintesi, le aziende hanno sempre più bisogno di talenti qualificati in ambito commerciale, ma fanno fatica a trovarli, acquisirli, svilupparli e trattenerli. E le prospettive per il futuro non sembrano offrire uno scenario migliore: le previsioni sui fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine tra il 2023 e il 2027 vedono una domanda di “tecnici dei rapporti con i mercati” di circa 1,3 volte maggiore rispetto all’offerta di laureati solo nei settori economici e commerciali.
Attività commerciale: cosa ne pensa la Generazione Z?
È quello che si sono chiesti Paola Caiozzo, Senior Lecturer di Leadership, Organization and Human Resources e Paolo Guenzi, Professore Associato del Dipartimento di Marketing, entrambi del Commercial Excellence Lab di SDA Bocconi, nel loro studio condotto su un campione di circa 400 giovani della Generazione Z, prevalentemente italiani, con un’età media di 23 anni, provenienti da vari indirizzi universitari e da tutto il territorio nazionale, e finalizzato ad analizzare le percezioni che gli studenti universitari hanno del mestiere di venditore e comprendere quali variabili influenzano la loro intenzione di intraprendere una carriera in questo settore, con l’obiettivo di proporre delle strategie che possano favorire l’attraction. Tra le domande che i ricercatori hanno rivolto agli intervistati:
– Cosa influenza l’intenzione di intraprendere una carriera nelle vendite?
– Cosa sanno i giovani della professionalità commerciali?
– Qual è la loro percezione del mestiere rispetto ad altre professionalità?
– Quali sono le resistenze nel considerare una carriera nel Sales?
Poca consapevolezza del ruolo, ricerca di valori e un problema di reputazione
Dalle risposte raccolte è emerso che i giovani riconoscono in quella del commerciale una professione che richiede motivazione, apprendimento continuo, competenze molto variegate e creatività, ma spesso non conoscono bene tutti gli aspetti del mestiere, in particolare le opportunità di carriera e sviluppo professionale ma anche personale che lo caratterizzano, percezione particolarmente rilevante, perché il 50% del campione dichiara essere questo il primo valore che orienta la scelta di un lavoro.
L’asse negoziale oggi si è spostato: benefit e stipendio non sono più considerati fattori primari di scelta, sostituiti in cima alla classifica da altri valori quali meritocrazia, wellbeing, workbalance, trasversalità, richiesta di obiettivi e feedback; anche la corrispondenza dei valori aziendali con i valori personali è diventato un criterio fondamentale e imprescindibile nella scelta di un’azienda rispetto ad un’altra.
E se è vero che un percorso professionale nelle vendite consente di essere orgogliosi del proprio lavoro e di costruirsi una buona reputazione, i giovani lamentano tuttavia un problema di riconoscibilità organizzativa del ruolo del commerciale oltre che la persistenza di uno stereotipo di disonestà legato a questa figura.
Un employer branding efficace
A fronte di questo scenario, cosa possono fare, e comunicare, le aziende per attrarre talenti in ambito vendite? La ricerca suggerisce alcune azioni strategiche: ad esempio, lavorare su una strategia di content mirata a target specifici, colmare il gap di conoscenze sul percorso di crescita professionale e sulle opportunità formative, incrementando il job appeal; investire su quegli aspetti “calamita” che influenzano positivamente le intenzioni e valorizzare quelli che oggi non sono considerati ancora così importanti ma potrebbero diventarlo, essendo specifici del mestiere, come ad esempio lo sviluppo delle competenze, il problem solving, l’orientamento al cliente; infine, ma non meno importante, togliere ambiguità al concetto di correttezza che oggi è uno dei freni principali alla scelta definendo un profilo deontologico della professione.
L’intelligenza artificiale: una spinta rivoluzionaria nel mercato assicurativo
L’intelligenza artificiale: una spinta rivoluzionaria nel mercato assicurativo
Autore: Matteo Rapalli | Responsabile Comunicazione in Leonardo Assicurazioni con Paola Bruzzi | HR Business Partner di Leonardo Assicurazioni
Buona lettura (ma, attenzione, c’è il trucco!)*
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha conquistato numerosi settori, trasformando radicalmente il modo in cui le aziende operano e offrono servizi.
Uno degli ambiti in cui l’IA sta dimostrando un impatto significativo è il mercato assicurativo. In particolare, la consulenza al cliente e il collocamento dei prodotti sono aree in cui l’IA può svolgere un ruolo determinante, fornendo supporto prezioso agli intermediari assicurativi come agenti e broker.
I dati
Uno dei principali vantaggi dell’IA nell’ambito della consulenza al cliente è la sua capacità di analizzare grandi quantità di dati in modo rapido ed efficiente. Con l’accesso a informazioni dettagliate sulle preferenze, la storia di copertura e le esigenze del cliente, i sistemi di intelligenza artificiale possono offrire raccomandazioni personalizzate sui prodotti assicurativi più adatti. Ciò permette agli intermediari di offrire consulenze mirate e soluzioni su misura per ciascun cliente, migliorando la qualità del servizio e la soddisfazione complessiva.
I processi di apprendimento
Un altro aspetto cruciale dell’IA è la sua capacità di apprendere e adattarsi continuamente. Gli algoritmi di apprendimento automatico consentono ai sistemi di intelligenza artificiale di migliorare nel tempo, analizzando i dati relativi alle scelte effettuate dai clienti e apprendendo dai feedback ricevuti. Questo processo di apprendimento consente agli intermediari assicurativi di ottimizzare le proprie strategie di consulenza, adattandosi ai cambiamenti del mercato e alle esigenze mutevoli dei clienti.
Applicazioni pratiche
Un esempio concreto dell’applicazione dell’IA nella consulenza al cliente è l’uso di chatbot intelligenti. Questi assistenti virtuali possono interagire con i clienti tramite chat o messaggi vocali rispondendo alle loro domande, fornendo informazioni sulle diverse opzioni di copertura e guidandoli nel processo di selezione del prodotto. I chatbot possono anche effettuare analisi approfondite dei dati per valutare i rischi e proporre soluzioni assicurative appropriate. Questo non solo riduce il carico di lavoro degli intermediari, ma consente loro di concentrarsi su attività più complesse che richiedono competenze specifiche.
Analisi predittive
Inoltre, l’IA può svolgere un ruolo chiave nel collocamento dei prodotti assicurativi. Utilizzando algoritmi di machine learning e analisi predittiva, è possibile identificare i potenziali clienti più adatti per determinati prodotti assicurativi. Questo permette agli intermediari di concentrare i propri sforzi di marketing e di vendita verso un pubblico specifico, aumentando l’efficacia delle loro strategie di acquisizione clienti e riducendo i costi operativi.
Uno strumento
Nonostante i numerosi vantaggi, è importante sottolineare che l’IA non sostituirà completamente gli intermediari assicurativi umani. Al contrario, l’IA funge da strumento di supporto che amplifica le capacità e l’efficienza degli intermediari,consentendo loro di offrire servizi di consulenza di alta qualità e di creare relazioni personalizzate con i clienti. l’intelligenza artificiale si integra perfettamente con le competenze umane, creando una sinergia che porta a risultati migliori.
I vantaggi
In conclusione, l’intelligenza artificiale rappresenta una spinta rivoluzionaria nel mercato assicurativo, soprattutto nell’ambito della consulenza al cliente e del collocamento dei prodotti. Grazie alla sua capacità di analizzare dati, apprendere e adattarsi, l’IA offre agli intermediari assicurativi un supporto fondamentale nel fornire consulenze personalizzate e soluzioni su misura. Sfruttando le potenzialità dell’IA, gli intermediari possono migliorare l’esperienza del cliente, aumentare l’efficacia delle proprie strategie di vendita e mantenere un vantaggio competitivo nel mercato in continua evoluzione.
*L’articolo che avete appena letto è stato scritto da Chat-GPT
Chat GPT è un chatbot basato sull’intelligenza artificiale e modelli di apprendimento automatico in grado di dialogare con un essere umano sfruttando una base di conoscenze estremamente ampia. Per scrivere questo testo è stato sufficiente fornirgli questo input:
“Scrivi un articolo di 1000 battute in stile blog per parlare di come ‘intelligenza artificiale possa essere determinante nel mercato assicurativo, con particolare attenzione all’ambito della consulenza al cliente per il collocamento dei prodotti e quindi come possa aiutare gli intermediari (agenti e broker) nel loro lavoro.”
L’accesso alla tecnologia: una questione di linguaggio
Questo piccolo esempio testimonia che siamo di fronte ad una innovazione di enorme portata, che impatterà in maniera ampia e profonda sulle nostre vite, in tanti modi diversi che ad oggi possiamo intuire solo in piccola parte.
Stiamo, infatti, assistendo ad una evoluzione molto rapida di questi strumenti e l’ambito delle possibili applicazioni è davvero vasto: dalla medicina alle scienze pure, dalla tecnologia all’ambito economico e dei servizi alla persona. Le diverse forme di intelligenza artificiale che sperimenteremo abbatteranno le barriere di comunicazione tra l’uomo e le macchine, miglioreranno le nostre capacità e renderanno possibili nuove imprese e conquiste.
Il fattore umano
Quello che però non dobbiamo dimenticare è che, pur essendo frutto dell’ingegno e dell’abilità umana, l’intelligenza artificiale manca di quella componente emotiva che caratterizza l’essere umano.
Componente emotiva che, per tornare al nostro ambito professionale, è la protagonista assoluta del nostro mondo, quello dove siamo chiamati a guidare i nostri interlocutori consentendogli di prendere le decisioni migliori per loro, quelle che conducono al loro benessere e che non possono essere ricondotte alla mera applicazione di un percorso decisionale basato su dati, algoritmi e metodo scientifico, terreno sì, questo, di conquista per le forme di IA.
Un grande vantaggio
Decisioni che risentono, come ben sappiamo, dall’emotività e dalle motivazioni della persona, determinate da un mondo interiore fatto di vissuto, sogni, relazioni ed esperienze che ci condizionano e determinano il modo nel quale ci muoviamo nel mondo. Solo ad un essere umano, consapevole delle stesse magnifiche individualità, può spettare il compito di guidarne un altro nel fare le scelte giuste per lui, comprendendone e condividendone gli aspetti emotivi che a volte ci inibiscono e altre ci spingono nella direzione lontana da quella che potrebbe portarci ad un reale livello di benessere, che è una condizione dalle innumerevoli sfaccettature e dalle declinazioni uniche e irripetibili, come lo è ogni persona.
Un'opportunità per il futuro
L’IA non ci sostituirà come tanti temono ma, anzi, ci aiuterà se saremo capaci di utilizzarla per farci supportare nella attività di analisi e consulenza, potenziando le nostre capacità in questi ambiti, lasciando a noi più tempo per concentrarci sulla relazione con la persona e sul saper coniugare la visione strategica con gli aspetti emotivi.
Employer branding nel settore assicurativo
Employer branding nel settore assicurativo
Autore: Matteo Rapalli | Responsabile Comunicazione in Leonardo Assicurazioni con Paola Bruzzi | HR Business Partner di Leonardo Assicurazioni
Vuoi rendere la tua azienda attrattiva per i giovani talenti?
Con il termine Employer Branding si indicano tutte le attività di definizione e comunicazione dell’identità aziendale rivolte ad attrarre nuovi collaboratori.
Il mercato del lavoro è sempre più un mercato
L’employer branding è un tema fondamentale in un mercato del lavoro sempre più diversificato e dinamico, che vede cambiare i punti di riferimento e i criteri di scelta per le nuove generazioni.
Gli stessi concetti di ricerca e offerta hanno cambiato ruolo nel linguaggio, se ieri si “ricercava” il lavoro da qualcuno che lo “offriva”, oggi sempre più spesso parliamo di ricerca di collaboratori, recruiting, head hunting e fioriscono le agenzie che propongono questo tipo di attività alle aziende.
Chi si affaccia oggi al mondo del lavoro ha una visione (quasi sempre) molto diversa da chi il lavoro lo offre.
Nell’ambito della comunicazione la chiave del successo è riuscire a mettersi nei panni del nostro interlocutore, che significa capirne le esigenze, i timori, le aspirazioni e il linguaggio. Attenzione, non significa parlare la sua lingua (se apriamo un profilo su Tik Tok e facciamo un balletto per parlare ai giovani, al massimo li faremo ridere), significa intercettare il suo interesse e offrire risposte alle sue domande. Che spesso non sono le nostre.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Paola Bruzzi, HR Business Partner di Leonardo Assicurazioni, che collabora con noi alla definizione delle strategie di recruiting e formazione per i nostri clienti, quali sono, a partire dalla sua esperienza pluriennale, i temi che intercettano gli interessi dei candidati.
Da questo confronto è uscito un piccolo decalogo che, senza pretendere di competere con altri ben più autorevoli, vuole riassumere alcuni concetti che possono essere utili quando si decide come comunicare la propria azienda.
7 aspetti fondamentali per chi cerca lavoro oggi:
1- Coerenza
Quando presentiamo o raccontiamo la nostra azienda dobbiamo dire la verità. È inutile, anzi controproducente, promettere quello che non potremo mantenere. È facile cadere nella tentazione di raccontare un’azienda ideale, ponendo l’accento su temi e valori ma attenzione, chi ci ascolta è molto attento e conoscerà da vicino la realtà, non dobbiamo deluderlo, piuttosto è meglio dissuaderlo se le sue aspettative non possono essere soddisfatte.
2-Valori
I valori aziendali devono essere esplicitati. Anche in questo caso devono essere reali, condivisi e non superficiali. Devono anche essere declinati in azioni concrete: se parliamo solo di “Qualità”, “Rispetto”o” Sostenibilità” non stiamo dicendo niente. Se per ognuno di questi termini abbiamo una declinazione concreta o un progetto solo allora possiamo considerarli parte di un’identità unica e riconoscibile.
Il candidato valuterà l’offerta soprattutto dal punto di vista della congruenza tra i suoi valori e quelli dell’azienda.
3- Profilo professionale
Le persone cercano nel lavoro una realizzazione professionale che non si limita all’aspetto economico. È fondamentale proporre un profilo ben definito nelle competenze, nel ruolo e soprattutto nel percorso di crescita. La professione di consulente oggi prevede una formazione complessa e continua che unisce hard e soft skills particolarmente evolute; la trasformazione del welfare sta investendo i professionisti del settore di un ruolo sociale molto più profondo che nel passato; anche nelle realtà aziendali più piccole ci sono grandi possibilità di strutturare percorsi di crescita articolati; ma tutto questo chi arriva da fuori non lo sa, anzi, la visione stereotipata consulente/venditore è ancora molto diffusa. È importante comunicare in modo efficace la professione.
4-Formazione
I giovani non cercano il “posto” di lavoro, cercano percorsi di crescita professionale. Nessuno vuole immaginare se stesso in un eterno presente nel quale il risultato è raggiunto. La formazione è fondamentale e, come accennato sopra, oggi non si può limitare a questioni tecniche ma deve spaziare in diversi ambiti, da quello della cultura di settore a quello dell’intelligenza emotiva e delle soft skills, per fare qualche esempio. Il continuo aggiornamento (con supporti didattici evoluti, multicanale e digitali) è fondamentale, la velocità del cambiamento impone che la formazione affianchi la professione e ne sia sempre di più parte integrante.
5-Strumenti digitali e web
L’evoluzione tecnologica non è più limitata agli strumenti, ha modificato radicalmente il modo di vivere e di relazionarsi delle persone. Non si tratta solo di ottimizzare i processi con l’adozione di dispositivi e piattaforme digitali ma di cambiare approccio e linguaggio. Questo vale quando ci si proietta sul mercato ma anche quando ci si pone l’obiettivo di offrire ai propri collaboratori l’opportunità di esplorare nuove modalità di relazione con l’azienda e con i clienti.
6-Ambiente di lavoro
I giovani cercano un ambiente di lavoro che permetta loro di esprimersi. Parliamo di ambiente e non di luogo perché quello che ci interessa evidenziare è la stretta connessione tra le diverse componenti che determinano l’esperienza lavorativa. La cura e lo studio degli spazi è importante ma deve accogliere una modalità lavorativa basata sull’ascolto, il confronto, lo scambio, la creatività, l’autonomia e il lavoro in team.
7-Work Life Balance
Non è solo smart working. La possibilità di svolgere la propria professione (almeno in parte) a prescindere dal luogo fisico, oggi, soprattutto dopo la pandemia, è data praticamente per scontata dalle nuove generazioni.
Il valore aggiunto che possiamo offrire è un equilibrio tra tempo di lavoro e tempo di non-lavoro che preveda una maggiore flessibilità sia dal punto di vista organizzativo sia da quello dello sviluppo di interessi e passioni che ampliano le competenze trasversali.
Campagne, strumenti, iniziative, obiettivi e strategie: abbiamo pensato prima di agire?
Campagne, strumenti, iniziative, obiettivi e strategie: abbiamo pensato prima di agire?
Autore: Marco Bertani | Responsabile dell’Innovazione in Leonardo Assicurazioni
Cambiare approccio per essere efficaci
Da sempre siamo abituati ad agire e solo dopo, talvolta ma non sempre, a domandarci se quell’azione sia funzionale o meno rispetto a dove vogliamo andare e come vogliamo farlo. In altre parole, ai nostri obiettivi e alle strategie che abbiamo elaborato per raggiungerli.
D’altra parte, restare fermi ad aspettare che ogni condizione sia quella giusta, che ogni dubbio sia dissipato, che tutto sia pronto e funzioni a dovere, risulterebbe controproducente e con tutta probabilità ci condannerebbe a perdere il tempismo corretto rispetto alla messa in atto di qualsivoglia attività. Rendendola inefficace.
Si tratta dunque di avere un disegno solido in testa e domandarsi, facendo una rapida analisi basata sui dati, se aderire o meno ad una determinata attività, introdurre uno strumento a supporto della consulenza, lanciare una campagna di comunicazione, mettere in campo una certa iniziativa commerciale, sia funzionale e risponda al nostro progetto.
Tre domande per prendere la decisione giusta
In particolare, ci sono tre aspetti sui quali ci dobbiamo interrogare, nel momento nel quale ci
apprestiamo a prendere una decisione di questo tipo:
– In che misura riteniamo che questa particolare azione possa portarci più vicini al raggiungimento dei nostri obiettivi? Qual è il valore aggiunto specifico che ci aspettiamo?
– Risulta coerente rispetto alle altre attività che avevamo messo al centro delle nostre strategie? Le supporta o ci costringe a rivederle?
– La nostra rete come la recepirà e quanto è pronta per adottarla? Quale investimento, in termini di formazione o incentivazione economica, dobbiamo prevedere per ottenere il corretto livello di adozione che permetta di raggiungere i risultati attesi?
Solo dopo aver risposto a queste domande, basandoci sui dati a nostra disposizione, possiamo prendere una decisione efficace e organica al nostro percorso.
Strategia come autonomia
Diversamente, agendo senza porci domande, ci troveremo nella condizione di continuare a porre in atto molte azioni, spesso slegate le une dalle altre, che non rispondono ad un disegno complessivo e non è chiaro in che misura stiano contribuendo ad avvicinarci ai nostri obiettivi.
Detto in altri termini, in questo caso non siamo noi a condurre, anche se ne abbiamo l’impressione dettata dal nostro frenetico attivismo, ma piuttosto è qualcun’altro a farlo.
Potrebbe essere la nostra stessa compagnia, che lo fa in funzione delle proprie strategie e dei propri obiettivi, che non sempre coincidono perfettamente con quelli della nostra realtà, che ha le sue particolarità determinate da territorio, dimensioni, clientela, composizione del portafoglio, caratteristiche della rete commerciale e della struttura aziendale, nonché, in primo luogo, dai valori propri della nostra azienda.
Confrontare i punti vista per dare forma all’idea
La complessità di questi processi decisionali è un tema che può essere gestito con successo solo se tutti gli elementi che la determinano sono affrontati con un pensiero che ci guida e per formare il quale risulta fondamentale confrontarsi con altri, sia internamente, valorizzando le risorse che operano all’interno delle nostre realtà e che possono vedere le cose da una diversa angolatura, sia esternamente con chi ci può aiutare, in primo luogo attraverso una consulenza strategica, a far convivere all’interno di un medesimo ecosistema una pluralità di servizi, strumenti e iniziative funzionali alla crescita dell’impresa.
Essere o non essere nell’era digitale
Essere o non essere nell’era digitale
La comunicazione online e le agenzie assicurative
Autore: Matteo Rapalli | Responsabile Comunicazione in Leonardo Assicurazioni
Oggi definire il confine tra mondo digitale e mondo reale è impossibile
Il tema investe direttamente le aziende del settore assicurativo che basano sulla relazione tra cliente e consulente il fulcro della propria attività. Oggi il modo in cui si gestisce tutto ciò che sta tra il momento dell’individuazione del possibile cliente e il primo contatto diretto fa la differenza.
Sappiamo che un’azienda che non comunica non esiste ma per farlo è sufficiente avere un sito web, pubblicare sui social, organizzare un evento?
No.
Non è sufficiente, per comunicare bisogna avere qualcosa da dire, o meglio, qualcosa da raccontare.
Storytelling e identità aziendale
Un’agenzia di assicurazioni che, per sua natura, deve fare sempre i conti con una grande compagnia assicurativa e con il suo brand, è fondamentale riuscire a costruire una reputazione online indipendente. Il rischio è: “Uno vale l’altro” ovvero, se l’identità è esclusivamente quella della compagnia allora un’agenzia vale l’altra.
Definendo la propria identità, un’agenzia può distinguersi come soggetto unico, portatore di valori riconoscibili, di una storia, con una propria selling proposition distintiva che il cliente (o il potenziale collaboratore) possono trovare solo rivolgendosi a quella realtà.
“Storytelling” è un termine abusato, a volte a sproposito ma nell’abito della definizione dell’identità digitale potremmo definirla come una tecnica per persuadere i clienti a intraprendere una determinata azione tramite la narrazione incentrata su temi precisi e riconoscibili. C’è una differenza sostanziale tra dire qualche cosa e raccontare qualche cosa, e in questa differenza sta la chiave dell’efficacia della comunicazione, ne sapevano qualcosa gli antichi greci e ne sanno qualcosa i content creator contemporanei.
La MIA agenzia
In questo modo, raccontando, un’agenzia può creare un’immagine positiva e autentica della propria realtà, della propria rete e del proprio approccio alla professione, nella quale i clienti possono sentirsi coinvolti. La comunicazione online e quella social in particolare permette di stabilire una relazione diretta con il cliente con vari gradi di profondità, ad esempio rispondendo alle domande dei clienti, fornendo consigli utili, offrendo un supporto immediato, interagendo con loro e con il loro contenuti. Ma si possono sfruttare anche le potenzialità del content marketing per educare i clienti su temi legati all’assicurazione, alla pianificazione finanziaria ottenendo il risultato di diventare un punto di riferimento prestigioso e autorevole nel quale il cliente può riconoscersi.
Un progetto organico
Un sito web ben progettato e intuitivo, l’uso coerente dei canali social media, la pubblicazione di contenuti informativi e pertinenti e l’interazione attiva con i clienti online: spesso si pensa che uno di questi elementi o anche tutti, possano rappresentare una soluzione. Nulla di più sbagliato, sono tutti strumenti indispensabili per la diffusione dell’identità aziendale che però risultano inefficaci e dispendiosi se non fanno parte di un progetto organico di comunicazione.
Marketing e comunicazione
Si tratta di organizzare i concetti fondanti dell’identità aziendale in un sistema organico e tradurli in un progetto di comunicazione che determinerà i temi, la veste grafica, le scelte cromatiche e il linguaggio.
Il risultato sarà un Piano Editoriale Digitale (PED) che coordinerà la distribuzione dei contenuti con le scelte di digital marketing relative a target, obiettivi, budget e KPI (Key Performance Index) per rendere efficace l’azione e misurabili i risultati dell’investimento
Contenuti efficaci
Spesso vediamo condividere dalle agenzie assicurative, sui social o sul proprio sito web, notizie autoreferenziali che non interessano a nessuno; premi, convention, risultati se non addirittura compleanni, sono argomenti interni che non hanno nessuna efficacia se l’obiettivo è creare una propria audience. Per penetrare il mercato bisogna mettersi nei panni del nostro target. Bisogna creare e distribuire contenuti di qualità, pertinenti al proprio core business e ai propri valori, per intercettare gli interessi delle persone alle quali vogliamo rivolgerci.
Creare i propri contenuti
Un’agenzia assicurativa, intraprendendo un’attività di content marketing può raggiungere almeno quattro obiettivi:
– Creare un proprio pubblico che comprende sia i clienti acquisiti in ottica di fidelizzazione sia i potenziali clienti grazie alla possibilità di targetizzazione dei contenuti.
– Ingaggiare i propri collaboratori rendendoli protagonisti della comunicazione e parte attiva della creazione di una cultura aziendale propria e identitaria
– Realizzare un’attività di Employer branding efficace che racconta l’azienda a partire dai volti per arrivare ai valori.
– Consolidare la propria identità e autonomia nei confronti della concorrenza e della compagnia dando un punto di riferimento.
Un esempio
Con Leonardo Assicurazioni abbiamo intrapreso da tempo un percorso di branding aziendale basato sulla creazione di contenuti che vede in prima fila, come creatori di contenuti, se non come protagonisti della comunicazione, i collaboratori dell’azienda. Questo percorso ha portato alla creazione di un magazine che raccoglie i contenuti che vengono distribuiti su diversi canali in rete. I consulenti, per il fatto di essere protagonisti della comunicazione, a loro volta sono diventati distributori dei temi aziendali sui propri profili social in un rapporto sinergico tra promozione aziendale e personal branding.
Campagne di comunicazione - esempi
Campagne di comunicazione : alcuni esempi
Il progetto prima di tutto
Per esprimere un’identità bisogna prima definirla e poi tradurla
Non partiamo mai dal prodotto: brochure, sito, video, claim, logo, applicazioni, post sono tutte declinazioni eventuali e non scontate di un unico progetto. La prima cosa è definire temi e valori del cliente e poi tradurli in un linguaggio omogeneo. Il concept visuale e i concetti diventano le linee guida per lo sviluppo di tutti gli strumenti che, in accordo con il committente, verranno sviluppati.
Gli obiettivi
Definizione dell’identità
aziendale
Sviluppo e innovazione
costante
Espressione dell’identità
e dei valori aziendali
Affermazione del brand
sul mercato
Lo sviluppo del modello
Confronto continuo
L’analisi della realtà aziendale e del contesto, il confronto con la committenza e la formulazione di chiavi di lettura condivise servono a definire le linee guida del progetto di comunicazione
Contenuti dinamici
La definizione precisa ed esplicita di linee guida permette di seguire un percorso che prevede deviazioni e sperimentazioni, nel quale nessun risultato deve essere considerato definitivo ma sempre passibile di miglioramento.
La ricerca di una voce originale
Il progetto di comunicazione tende a individuare le caratteristiche peculiari di ogni contesto, evitando formule precostituite, template e modelli. Ogni progetto esprime nella forma e nei contenuti un suo specifico messaggio, unico e riconoscibile.
Strategia e contenuti
Gli strumenti e i contenuti vengono prodotti e utilizzati nell’ambito di un approccio strategico che sfrutta i canali a disposizione selezionandoli in base alla loro efficacia in termini di rapporto tra costi e penetrazione sul mercato.
Una situazione di emergenza si rivela uno spunto di comunicazione
Quando l’agenzia Generali di Milano Liberazione cambia sede deve trasferirsi in una sede temporanea e da qui l’idea: la strada diventa un ufficio e le scrivanie finiscono sul marciapiede: L’idea del futuro riparte da qui, dal legame con la città e con la vita che scorre per le sue strade.
Agenzia Generali di Pinerolo
Un gesto giocoso, come lanciare un aeroplanino diventa il centro di una campagna di comunicazione. Segui la tua strada: che sia la tua e che voli alto, sfruttando tutte le tue potenzialità, compresa la fantasia.
Territorio e identità.
Per chi vive a Vercelli, nella capitale italiana delle risaie, l’orizzonte è una linea retta. Da questa linea, riconoscibile e identitaria parte la progettazione della campagna: Un orizzonte perfetto per l’agenzia Generali di Vercelli piazza Pajetta.
Semplicemente positivo
Nuovo modello : semplicemente positivo
Dalla veste grafica alla selezione, dai testi alle applicazioni
Gli obiettivi
Attrarre nuovi collaboratori
Comunicare l’identità dell’azienda
Consolidare il coinvolgimento dei collaboratori
Intercettare la domanda potenziale
Raccontare lo stile e l’approccio alla professione
Il concept grafico e le immagini raccontano l’approccio peculiare dell’azienda basato, un tono di voce basso per lasciare spazio all’ascolto e all’attenzione alle esigenze delle persone.
Essere all'altezza
Obiettivo: essere all'altezza
Un claim che racconta una filosofia
Identità territoriale e dichiarazione di intenti
L’agenzia Generali di Aosta era alla ricerca di un supporto per intraprendere la ridefinizione della propria identità, da agenzia, l’obiettivo era quello di trasformarsi in una vera e propria azienda dal punto di vista della concezione professionale. La proposta di Prospettive è stata quella di partire da una frase, un claim che riassumesse in se stesso sia l’identità del territorio sia la voglia di sviluppo degli agenti generali.
Gli obiettivi
Affermare il proprio brand a livello territoriale
Creare le basi per un futuro sviluppo
Ribadire il radicamento culturale e sociale
Definire un’identità riconoscibile e aggregante
Gli elementi grafici di un’identità
Il blu del cielo, il profilo delle montagne nelle foto e nella forma della brochure. Pochi elementi caratterizzanti per un messaggio efficace.
Scegli il tuo futuro
Nuovo modello : scegli il tuo futuro
Accompagnare la trasformazione con strumenti adeguati
Il futuro è una questione di scelte
L’agenzia Generali di Ragusa aveva da tempo intrapreso un percorso di trasformazione della sua identità aziendale e delle modalità operative. Prospettive si è inserita in questo processo interpretando le esigenze dell’agenzia e trasformandole in strumenti concreti. Dall’individuazione di un nome e di un logo alla realizzazione di una grafica aziendale, dalla progettazione delle brochure alla personalizzazione e fornitura di una versione dell’app Distribution personalizzata.
Gli obiettivi
Riconoscibilità del brand
Acquisizione di nuove risorse e collaborazioni
Penetrazione sul territorio
Creazione di strumenti efficaci e personalizzati
Lo sviluppo del progetto
Individuazione dei temi
La scelta consapevole, elemento centrale nella concezione che si pone il consulente assicurativo come partner di vita dei propri clienti, diventa il tema principale tanto da essere il nome stesso dell’Azienda e lo spunto dal quale parte la progettazione del logo.
Grafica e testi
II progetto di comunicazione ha come obiettivo quello di uniformare il linguaggio di tutti gli attori dell’agenzia esprimendo il legame con il territorio che convive con una forte spinta verso l’innovazione.
Personalizzazione degli strumenti digitali
In collaborazione con il committente le sezioni dell’app Distribution Pro sono state modificate per essere più efficaci nel contesto in cui viene utilizzata.
Verifica e supporto
Tutti gli strumenti vengono monitorati e periodicamente aggiornati sempre in collaborazione diretta con il committente che ne testa l’efficacia e ne indica le eventuali modifiche